La Piroplasmosi o Babesiosi è una malattia trasmessa al cane dalle zecche. Ciò che causa la malattia è un agente patogeno, con precisione un protozoo Babesia canis. Si tratta di un parassita intracellulare dei globuli rossi, che causa anemia ed emoglobinuria.
La Babesia canis è diffusa molto in Italia, Francia, Germania, Olanda e Ungheria. Il protozoo ovviamente non infetta il cane da solo, ma utilizza come vettore le zecche della famiglia Ixodidae.
Nelle zone calde troviamo il Rhipicephalus sanguineus, mentre nelle regioni dal clima freddo la Dermatocentor reticulatus.
La zecca ,succhiando il sangue dell’animale infetto, permette il passaggio del protozoo dal cane a essa. Quando in seguito si nutrirà del sangue di un altro cane, infetterà anche il soggetto sano.
La trasmissione può avvenire anche in modo transovarico. Si conta che da una zecca femmina infetta possono nascere dalle duemila alle ottomila larve, che in seguito diventano prima ninfe, poi zecche adulte, portatrice della piroplasmosi.
La diffusione di questa malattia è da ricercare nel fatto che un terreno infetto dal protozoo può restare tale anche per nove – dodici anni. Quindi ovviamente è necessario evitare di portare a spasso i cani in zone che sono riconosciute infette, assicurando così una protezione dalla malattia.
Secondo studi effettuati il passaggio infettivo dalla zecca al cane avviene dopo circa quarantotto ore, quando la zecca resta ancorata alla cute dell’animale tramite l’apparato buccale tutto il tempo necessario per nutrirsi.
Ed è per questo motivo che in caso di attacco da zecca è necessario eliminare manualmente o tramite un antiparassitario le zecche che hanno attaccato il cane in seguito ad una passeggiata. In pratica, se il tuo cane è attaccato dalla zecca, bisogna eliminarla il prima possibile: più tempo passa, più la possibilità di essere infettato è maggiore.
Ma come si cura la piroplasmosi nei cani? Per rispondere a questa domanda, in questo articolo ne analizzeremo nel dettaglio i sintomi, il ciclo infettivo, la diagnosi e il trattamento migliore.
Sintomi e ciclo infettivo
La babesiosi causa nel cane anemia emolitica. I sintomi variano in base al grado d’infezione, all’età del cane e al suo quadro clinico. In seguito all’entrata in circolo il protozoo questo s’insinua nel globulo rosso iniziando a moltiplicarsi all’interno tramite scissione binaria. La membrana del globulo dopo la moltiplicazione si rompe, mettendo in circolo tutta la nuova prole.
La malattia ha un periodo d’incubazione che va dai sette ai quattordici giorni. Quando il corpo riconosce il problema, la milza sequestra i globuli rossi e da qui può eliminarli oppure non avere la forza di farlo.
Ciò cambia in base al soggetto e alla sua suscettibilità. Se il cane è un soggetto resistente, il protozoo è distrutto tramite una risposta con formazione di anticorpi contro i protozoi presenti sulla superficie dei globuli rossi.
Esistono diverse forme di piroplasmosi e in conformità a questa i sintomi sono diversi.
- Piroplasmosi iperacuta: anoressia, ematuria, letargia, ipossia, shock ipotensivo, coma e morte;
- Piroplasmosi acuta: anoressia, febbre, letargia, anemia emolitica, trombocitopenia, vomito, ittero (pelle gialla), aumento di volume di milza e linfonodi, urine scure;
- Piroplasmosi cronica: febbre, mancanza di appetito e dimagrimento.
Forme atipiche di piroplasmosi: dispnea, vomito, diarrea, stipsi, stomatite, ascite, edema polmonare e peri orbitale, CID, dolori alla schiena, mialgia, tremori, convulsioni, debolezza, atassia, insufficienza renale acuta e articolazioni gonfie.
Diagnosi
La diagnosi segue un iter specifico al fine di distinguerla dall’anemia emolitica immune immediata, dall’intossicazione da zinco o cipolla, dalla setticemia e dai clostridi. La conferma definitiva è data da uno striscio si sangue dei piroplasmi o tramite sierologia.
Trattamento
Il trattamento contro questa malattia infettiva si basa sull’iniezione di Imidocarb e da un ciclo di antibiotici, come la Doxicilina, per almeno ventuno giorni. Nel caso in cui il cane abbia problemi di alimentazione o disidratazione, bisogna anche supportarlo con terapie di sostegno.
Esiste il vaccino in commercio, ma questo non è somministrare spesso perché non è a uso preventivo, ma può solo rallentare l’evoluzione della malattia.
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