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Morbo di Cushing nel cane

Sindrome di Cushing nel caneIl morbo di Cushing è una malattia legata alla produzione eccessiva di cortisolo ad opera delle ghiandole surreali.

Queste ghiandole sono molto piccole e poste nelle vicinanze dei reni. Sono composte di due zone: un’interna chiamata midollare e un’esterna detta corticale.

La zona midollare serve per la produzione dell’adrenalina e noradrenalina mentre la zona esterna serve per produrre il cortisolo, un ormone che insieme all’insulina influisce sulla regolazione degli zuccheri nel sangue.

Ed è proprio la porzione esterna, la corticale, responsabile della sindrome di Cushing.

Le cause

Le principali cause della sindrome sono tre, tutte legate a un mal funzionamento delle ghiandole che producono quantitativi elevati di cortisolo. Le tre cause sono:

  • Ipofisaria: si tratta della formula più comune. Nell’ottantacinque per cento dei casi nell’ipofisi è presente una neoplasia che produce l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), il quale stimola la sovrapproduzione del cortisolo. La restante parte, ovvero il 15% produce l’ormone senza una causa vera e propria. Inoltre l’ormone provoca un aumento di volume di entrambe le zone surrenali.
  • Surrenale: le neoplasie surrenali sono le seconde classificate tra le cause. Di solito si tratta di un attacco monolaterale con secrezione ACTH inibita.
  • Iatrogena: questa forma è provocata da un’eccessiva somministrazione di cortisonici o da una sospensione non a scalare del farmaco. Teoricamente il collegamento ipofisi ghiandole surrenali funziona bene.

I sintomi

La sindrome di Cushing definita anche come iperadrenocorticusmo, si presenta nei cani con più di sei anni di vita, anche se non mancano casi in soggetti più giovani.

Scientificamente non c’è una predisposizione tra i due sessi, anche se sembra che nelle femmine si sviluppino più spesso neoplasie del surrene. Per quanto riguarda le razze le più colpite sono i Boxer, Il Boston terrier, il Bassotto, il Beagle e il Barboncino.

Le principali alterazioni ematologiche e i sintomi abbracciano:

aumento degli zuccheri nel sangue, peso specifico delle urine basso, lipemia, aumento del colesterolo nel sangue, aumento dell’ALT e ALP, policitemia lieve, leucocitosi neutrofila, eosinopenia, linfopenia, possibili infezioni alle vie urinarie, atrofia dei testicoli e muscolare, diminuzione dei muscoli, epatomegalia, comedoni, atrofia della pelle, stato stuporoso, cecità, crisi di convulsioni, atassia, iperpigmentazione, calcinosi cutanea, trombolismo, dispnea, respiro affannoso, debolezza, alopecia endocrina, dilatazione dell’addome, polifagia e PU/PD.

Vedi anche come devono essere i testicoli del cane.

Diagnosi

Nel caso in cui compaiono i primi sintomi, è buona cosa effettuate subito delle analisi del sangue. Ai primi stadi si manifesteranno: neutrofilia, linfopenia, eosinopenia, policitemia lieve, aumento dell’ALP delle transaminasi, ipercolesterolemia, lipemia e lipoglicemia.

Si esegue in seguito una radiografia ma soprattutto un’ecografia per verificare la grandezza e la variazione morfologica nelle ghiandole surrenali. Ci sono poi alcuni test specifici per certificare la presenza della malattia. Il più comune è il test per verificare la risposta dell’ormone ACTH.

In pratica si somministra un farmaco per via sottocutanea o intramuscolare seguito da almeno tre prelievi. Il primo si fa prima della somministrazione del farmaco, il secondo dopo un’ora dall’iniezione e l’ultimo dopo due ore dall’iniezione. I prelievi saranno poi inviati al laboratorio ed esaminati.

Se si riscontrano valori di cortisolo maggiori della media allora il test è positivo, se invece questi sono normali, allora si tratta della sindrome di Cushing iatrogeno.

Altri test comprendono una somministrazione bassa o elevata di desementazione, al fine di stabilire di un iperadrenocorticismo ipofisario o surrenale.

Ovviamente si possono anche combinare i due test. Dato che si tratta di test specifici, e non di analisi ematici di routine il costo è maggiore del solito. Questi test però sono fondamentali per capire se si tratti oppure no della malattia.

La terapia

La terapia è effettuata con farmaci che permettono di ristabilire il normale livello di cortisolo. Attualmente si utilizza il Trilostano, un farmaco con pochissimi effetti collaterali.

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